Cronache del mondo sommerso: Nella Notte, l’ultimo romanzo di Concita De Gregorio
Quando leggiamo sui giornali che al governo si è raggiunto un accordo, che si è presa una decisione, o quando veniamo informati dal telegiornale di uno scandalo sessuale, di abusi di potere o di raggiri delle norme e delle leggi, tutto ciò che noi vediamo è l’ultima conseguenza, il tassello finale di un gioco di potere tra le parti in causa. È questo che Concita De Gregorio ci racconta nel suo ultimo romanzo, “Nella notte” che, a ben guardare un romanzo non è. Tutti i fatti e le persone coinvolte nella storia di “Nella notte” sono infatti reali, ma l’unico modo che De Gregorio aveva per raccontarli era quello di cambiare i nomi.
“Nella notte” racconta la storia di Nora, una ragazza brillante con alle spalle un dottorato in Teoria dello Stato. All’inizio del libro Nora viene invitata dal suo tutor universitario nella sua casa in Sardegna, dove le fa un’offerta di lavoro. Dalle spiegazioni del professor Atzeni Nora rimane confusa, ma decide comunque di accettare, ritrovandosi catapultata a Roma e cominciando a lavorare in una misteriosa Fondazione. Il mistero però sarà presto svelato: la Fondazione non è altro che un nome investito di un’aura di importanza che sfrutta un sistema collaudato di raccolta di informazioni segrete su tutti coloro che contano nel sistema politico del Paese.
Ma non solo, presto il lettore viene a sapere che un capitolo della tesi di dottorato di Nora, che dà il titolo al romanzo stesso, è stato rimosso quasi ingiustificatamente dal professor Atzeni. In questo capitolo Nora aveva tentato di ricostruire l’assassinio di un ragazzo avvenuto fuori da un ristorante la notte in cui alcuni esponenti politici si erano riuniti per discutere la strategia da attuare in Parlamento il giorno seguente durante l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Da questi due brevi episodi nasce una storia di cui i segreti della politica sono i veri protagonisti. Perché è nella notte che il destino prossimo di un Paese si decide. È nella notte che coloro che contano all’interno di un partito, anche se a volte noi cittadini comuni queste persone che contano le conosciamo molto poco, decidono la strategia per l’elezione di un Presidente della Repubblica, la cacciata di un sindaco, fanno patti, stringono alleanze.
Ma allora, di giorno, queste persone che hanno in mano le redini di una nazione, che cosa fanno? Come ha detto spesso Concita De Gregorio, sistemano un bell’elefante rosa al centro della stanza e noi stiamo lì a guardarlo, a parlarne, a discuterne e più spesso a scannarci. Il grande elefante rosa è la polemica del giorno che ci tiene impegnati e distratti su dei temi inutili (De Gregorio cita la questione dell’uso dei grembiulini a scuola di qualche tempo fa). Così loro, quelli che contano, capi di partito, ministri e faccendieri posso prendere le decisioni più importanti senza essere visti, al buio delle loro cene segrete in ristoranti apparentemente chiusi durante la notte.
Dopo aver letto il romanzo di Concita De Gregorio, assolutamente per caso, ho riguardato una serie televisiva inglese della BBC, “The Hour”. Uscita qualche anno fa ormai e ambientata nella Londra degli anni ‘50, questa bellissima serie, ideata da Abi Morgan e interpretata da Ben Whishaw, Romola Garai e Anna Chancellor, racconta la storia di una squadra di giornalisti della BBC che lavora ad un nuovo ed innovativo programma televisivo di approfondimento.
Apparentemente lontanissimi tra di loro, “Nella notte” e “The Hour” sono a ben vedere involontari cugini. Entrambi infatti raccontano e drammatizzano il medesimo tema: il potere che si insinua, si nasconde e si nutre di nuova linfa sia nelle strade buie della capitale britannica della metà del secolo scorso che nella Roma contemporanea. In entrambe le stagioni infatti, Freddy Lyon, Bel Rowely e tutto la squadra di The Hour si devono scontrare con le menzogne e i trabocchetti del governo: la collusione tra il governo inglese e quello francese per riprendersi il Canale di Suez occupato dai militari egiziani e il tentato omicidio del Generale Nasser da parte dei servizi segreti inglesi nella prima stagione; nella seconda la corruzione che tesse la sua tela fino alle alte cariche della Metropolitan Police di Londra e i tentativi di arricchirsi di uomini spietati che usano il loro potere di ministri per approfittare dell’armamento nucleare durante la guerra fredda. E anche qui, tutto ciò accade di notte, dietro porte chiuse.
Questi due prodotti culturali così diversi nel medium, nelle trame e nelle due culture che mettono in scena in realtà svelano la stessa cosa: come le narrazioni ufficiali ci tengano lontani da ciò che succede davvero nelle stanze dei bottoni. E di come di tutto questo i giornalisti non possono parlare, che lo vogliano o meno.
Nella finzione di “The Hour”, i protagonisti vengono costantemente messi in difficoltà e la loro vita è spesso a repentaglio nel tentativo estremo di far emergere la verità di queste trame nascoste, delle morti apparentemente accidentali e collaterali. Allo stesso modo in “Nella notte” Nora e Alice devono costantemente vivere mentendo e nascondendo il più possibile le loro ricerche per non cadere negli stessi pericoli.
E quando, sia nella serie televisiva inglese che nel romanzo italiano, la verità rischia di venire a galla, ecco che qualcuno, la vittima collaterale, muore. Nel romanzo di De Gregorio è un ragazzo ex tossicodipendente, in “The Hour” è una ballerina originaria del Costa Rica, entrambi tolti di mezzo perché intralciavano il cammino di coloro che vogliono costantemente approfittare dei meccanismi del potere a loro esclusivo vantaggio.
Entrambi svelano molto sul sistema del potere che governa noi e i paesi in cui viviamo e aprono uno squarcio limpido e terribile su ciò che davvero sono state e sono ancora oggi le nostre democrazie. E viene ancora da chiedersi se effettivamente viviamo in paesi in cui la libertà di stampa è davvero garantita nella sua totalità. La risposta è no.
Ma senza sapere la verità possiamo solo abituarci ad urlare più forte le nostre opinioni riguardo all’elefante rosa nella stanza: non ci si può opporre a ciò che non si conosce. Ma se non conosciamo ciò che davvero fanno coloro che sono chiamati da noi a governarci e i nostri giornalisti rischiano di rovinarsi per potercelo raccontare, viviamo davvero in una democrazia, o è solo un’illusione?
Se non possiamo avere un dibattito su ciò che preoccupa la nostra società e più importante ciò che preoccupa il nostro governo, non possiamo in tutta onestà chiamarci una democrazia,
dice Freddy Lyon nel primo finale di stagione della serie. Ma il suo discorso verrà tranciato a metà: le luci e i collegamenti verranno spenti sotto l’ordine di un portavoce del governo inglese.
Giorgia Damiani