Jonathan Coe ci svela i segreti più bui di una famiglia inglese potentissima ed estremamente disfunzionale durante l’era Thatcher
La famiglia Winshaw è un romanzo che ormai ha un po’ di anni. Pubblicato nel 1994, ripercorre le vicende dei Winshaw, una famiglia potentissima che cerca di guadagnare fino all’ultimo centesimo sulle macerie di quella politica economica selvaggia e distruttiva che fu il cavallo di battaglia del governo di Margaret Thatcher.
Il racconto de La famiglia Winshaw si alterna tra la narrazione in prima persona di uno scrittore un po’ scapestrato, Michael Owen, e i capitoli della biografia che sta scrivendo proprio sulla famiglia Winshaw. Lentamente ma inesorabilmente, veniamo a scoprire tutti i lati più deplorevoli e meschini dei membri della famiglia.
Tra abusi di potere ad ogni livello e grado, momenti quasi sovrannaturali, comicità e sgomento, Michael Owen insieme a noi lettori caracolla tra le strade di una Londra anni Ottanta e una fredda e inospitale magione di campagna, per arrivare a scoprire che il potere, se gestito male, dà veramente alla testa.
Ho una personale adorazione per Jonathan Coe, per la sua visione architettonica dei romanzi e delle storie che racconta. Infatti mi ha sempre lasciato a bocca aperta per la sua capacità di costruire una storia attorno ad un’impalcatura solidissima e avvincente che rende le sue storie memorabili. Anche in questo romanzo, contenuto e forma danzano insieme in una coreografia perfetta.
Coe è sempre una certezza: storie perfettamente costruite e trame avvincenti ci regalano degli affreschi puntuali dei sentimenti più semplici dell’essere umano e insieme ci aprono gli occhi sulle pieghe più oscure della società e della politica inglese.
Unica nota di demerito è la traduzione italiana di questo libro: ampollosa e a mio avviso mal revisionata. In ogni caso, se avete pazienza di passare sopra al livello della traduzione, la storia sono certa che non vi deluderà!
Giorgia Damiani