Alla fondazione MAST troverete la mostra multimediale Anthropocene fino al 5 gennaio!
La Fondazione MAST di Bologna espone gratuitamente fino al 5 di gennaio la mostra Anthropocene; un’esplorazione multimediale che instaura un dialogo tra arte, scienze ambientali e antropologia.
Una serie di straordinarie fotografie di Edward Burtynsky, installazioni in realtà aumentata ed un incredibile film di Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier creano un percorso visivo di forte impatto, capace non solo di catturare l’occhio, ma di metterci in una posizione totalmente nuova di fronte alle attuali tematiche ambientali.
Immaginate di trovarvi in mezzo a stampe di grande formato, i contrasti e i colori si notano già da lontano, attirano l’attenzione quelle che sembrano delle capanne scure in primo piano ed un turbinio di movimento fa da cornice alla scena. Avvicinandosi si scopre che le strutture al centro non sono altro che pile su pile di zanne di elefante, al rogo, in pasto alle fiamme, per togliere quel poco che resta di 10.000 elefanti non dalla morte, ma almeno dall’umiliazione di diventare silenziosi oggetti d’arredo.

Il mercato dell’avorio è solo uno dei tanti temi affrontati. Spettacolare è l’impatto nel vedere i macchinari utilizzati nelle distese di miniere a cielo aperto; veri e propri giganti invisibili, capaci di mangiare così tanto la terra su cui viviamo, ma che in pochi sono in grado anche solo di immaginare.
Non da meno è l’impatto con i colori, elemento di base di tutta la mostra, un festival di fusioni, figure e contrasti che non possono fare altro che entusiasmare i nostri occhi. La bellezza e la vivacità delle illustrazioni sono come uno specchietto per le allodole sia per grandi che piccini.
La cura e il lavoro con la quale sono state scattate le foto elevano il valore di ciò che rappresentano. Si tratta di un progetto indubbiamente capace di accompagnare l’osservatore attraverso un viaggio alla scoperta dei “mostri” creati dall’uomo. Si gioca molto sul concetto di arte, tanto che si invita l’uomo a vedere la sua stessa opera, ad essere partecipe delle sue stesse creazioni.

Anthropocene: il filmato
Completa questo viaggio la visione di un film, una proiezione di 88 minuti, la cui voce narrante ricopre le vesti di guida attraverso la storia. C’è tutto, siamo noi i protagonisti, così piccoli davanti al problema; c’è il personaggio da salvare, la nostra madre terra, ed il messaggio come in ogni racconto: tocchiamo le coscienze, impariamo ad essere consapevoli e con piccoli gesti di coraggio proviamo a fare la differenza.

Trovandosi immersi in una mostra così vivace e variopinta, come facciamo a riconoscere chi è l’antagonista? Non è facile distinguere il nemico quando si nasconde dietro il fascino della grandezza.
L’imponenza delle macchine non può che lasciare a bocca aperta e trovarsele frontali su grandi stampe estremamente nitide accentua la loro maestosità. Ritrovarsi tra i blocchi delle cave del marmo di Carrara, vederne le sculture, salire sui treni dell’alta velocità in Cina e percorrere chilometri di tunnel in pochi secondi, camminare nelle vasche verde brillante della produzione di litio per le batterie di ultimissima generazione, fermarsi a guardare colate di metallo rovente dai colori gialli e rossi più accesi, tanto da sentirne pure il calore… e non provare un certo fascino?
La fragilità della linea sottile tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato si percepisce netta sulla pelle. Per quanto siano sbalorditive e tentatrici le creazioni dell’uomo, gli autori sono stati capaci di trasmettere quell’ansia attraverso l’opera che si trasforma in una vocina percepita da dentro, come il grillo parlante, a dirci che qualcosa di sbagliato in tutto questo c’è.
Credo che sia proprio questa la straordinarietà dell’evento; creare nel pubblico un forte dibattito tra l’occhio e il pensiero. Il successo di questo lavoro arriva quando alla fine del percorso avvertiamo una soddisfazione dei sensi ma con una forte percezione di consapevolezza nel cuore.
Elena Vogrig