Due autrici che dialogano tra loro, due storie diverse ed il linguaggio ad unire questi due romanzi: The Idiot e Conversations with Friends
Ieri sera ho chiuso The Idiot di Elif Batuman per l’ultima volta e, come a volte mi accade, Selin, la protagonista, mi mancherà tantissimo. La stessa cosa mi successe quando chiusi per l’ultima volta Conversations with Friends di Sally Rooney: che ne sarà ora di Frances e Bobbi? E Selin, che ne sarà di lei? Come continueranno le loro vite, dopo l’ultima pagina? Questo non ci è dato saperlo, possiamo solo immaginarlo e io auguro loro ogni bene.
Ma questa sensazione di smarrimento, di aver appena messo delle amiche su un aereo per non rivederle mai più non è l’unico elemento ad unire Frances e Selin. The idiot e Conversations with Friends, entrambi pubblicati in Italia da Einaudi, si parlano, ed è proprio la comunicazione ad unirli insieme ai dubbi, le tensioni e le elucubrazioni di due giovani donne che stanno frequentando l’università, che si innamorano di qualcuno, che vogliono diventare scrittrici. E l’uso massiccio di e-mail.
Ed è proprio da qui che si sprigiona la potenza del linguaggio e di ciò che ci permette di fare e non fare, di dire e non dire, di capire e non capire. E soprattutto di capirsi e non capirsi. I malintesi in questi due libri ci fanno riflettere davvero sul linguaggio, su tutte quelle situazioni in cui comunicare diventa difficile, ci riempie di dubbi che non si sciolgono finché non ci si confronta con l’altro con onestà. Ma quanto è difficile aprirsi del tutto?
Questi due romanzi raccontano le difficoltà e anche la bellezza che si nasconde, ed è viva, dietro alle parole e di come il mezzo con cui comunichiamo, un’e-mail, guardando negli occhi una persona, attraverso l’arte, renda più facile o difficile esprimere noi stessi fino in fondo e tirare fuori il lati del nostro essere che spesso non riusciamo a mostrare.
E poi Selin e Frances diventano davvero delle nostre amiche perché ogni volta che apriamo uno di questi due romanzi è come incontrarle di nuovo e ascoltarle raccontare ciò che è loro successo. Per questo alla fine di ogni romanzo sento già nostalgia di loro e delle persone che popolano il loro mondo immaginario che è così aderente alla realtà di tutti giorni.
Un ultimo appunto. Il genere cinematografico mumblecore dovrebbe essere applicato alla letteratura, e se così fosse, The Idiot e Conversations with Friends a mio parere ci cadrebbero dentro alla perfezione.
Giorgia Damiani