Fiction and Reality: quando il reportage incontra la scrittura creativa

top 5 migliori reportage

Il reportage diventa romanzo e saggio, e la scrittura creativa diventa giornalismo: ecco la top 5 dei migliori reportage

Accadeva molto spesso: scrittori famosi prestavano il proprio talento a magazine e quotidiani, producendo reportage che sono entrati nella storia del giornalismo. Questa top 5 dei migliori reportage vuole essere un piccolo omaggio a tutti quelle grandi penne che hanno prodotto libri indimenticabili che mostrano la realtà dei fatti con un occhio creativo.

Truman Capote – In Cold Blood

L’opera letteraria più famosa dell’icona della letteratura americana del secolo scorso, Truman Capote, è il dettagliato reportage di un efferato omicidio avvenuto alla fine degli anni ’50 nelle campagne dello stato del Kansas. Il 16 novembre del 1959, a New York, Capote lesse un breve trafiletto che riportava l’omicidio di una famiglia di agricoltori sul New York Times: da quel momento Capote decise di voler indagare personalmente sulla vicenda, raccontandone la dinamica, gli sforzi della polizia locale per trovare i colpevoli e la storia dei due assassini, Perry Edward Smith e Richard Hickock. Uscito a puntate sulla rivista New Yorker, questo reportage divenne poi il libro più celebrato di Capote, A sangue freddo, e fu la prima pietra della fondazione di un genere letterario nuovo, il non-fiction novel.

Hannah Arendt – La banalità del male

Divenuto un classico della filosofia moderna, La Banalità del male nasce come reportage per il New Yorker. All’epoca del discusso processo ad Eichmann infatti, il magazine americano inviò la filosofa a seguire le varie sedute. Qui Hannah Arandt osservò l’imputato e prese appunti fino a giungere alla ormai famosa teoria che il male commesso non sia intrinseco nell’anima umana ma dovuto semplicemente alla nostra mediocrità nel non capire le azioni che avvengono attorno a noi, mancando di empatia. Ancor oggi rimane un testo fondamentale per la filosofia moderna ma anche per seguire la genesi di un saggio-reportage unico nel suo genere.

Oriana Fallaci – Intervista con la Storia

Poliedrica e senza paura, Oriana Fallaci è un’icona del giornalismo italiano del ‘900. Intervista con la storia è un’opera che racchiude dentro di sé la fotografia del mondo tra la fine degli anni ’60 e ’70. Politici, generali, cancellieri, ministri, Scià, re, dittatori, direttori della CIA e arcivescovi: le più influenti figure del panorama geopolitico mondiale hanno raccontato sé stessi e le proprie scelte ad una delle più grandi giornaliste italiane.

Concita De Gregorio – Non lavate questo sangue

Su Genova e il G8 sono stati scritti numerosi articoli, libri e riportate interviste su diversi quotidiani. Ma pochi – al di là dei documentari – sono efficaci e arrivano dritti al punto come Non lavate questo sangue, reportage di Concita de Gregorio, una delle più importanti giornaliste/autrici dei nostri anni. Per capire quei giorni, per viverli di nuovo e cercare le risposte tra il marasma di domande e tra la confusione, questo piccolo libro è un buon punto di partenza. Un’inchiesta faro tra molte ombre.

Ryszard Kapuściński – Autoritratto di un reporter

Concludiamo con uno dei giornalisti-scrittori più amati del novecento: Ryszard Kapuściński, che con questo libro ci consegna i segreti del mestiere più bello del mondo, il reporter. La curiosità, la tecnica, l’abilità di riconoscere dettagli e grandezze del mondo: in queste numerosissime pagine spunta tutto l’animo del grande reporter.

Come sempre abbiamo scelto libri e autori per un criterio personale e ci rendiamo conto che la lista potrebbe continuare portando alla luce gioielli dimenticati del giornalismo e della letteratura. Dunque, come sempre, vi invitiamo a farci scoprire nuovi nomi, nuove proposte e nuove letture!