Alessandro Mambelli ci dona tre nuove poesie, su desiderio e solitudine di un giovane poeta
Campagna
Sono qui
in campagna,
dove saremmo dovuti andare insieme io e te,
ma tu non ci sei.
Sono qui in campagna,
da solo;
io che ho paura degli insetti,
– che qui ci sono solo insetti –
e delle lucertole
che attraversano la strada.
Sono qui
non so ancora per quanto,
ad ascoltare la campagna
e i miei pensieri.
Non c’è già più il grano.
E neanche tu.
I tuoi ex
***
I tuoi ex sono tutti
alti,
biondi
e con gli occhi azzurri.
Io non sono
alto,
né biondo,
e, benché abbia gli occhi,
questi non sono azzurri.
Le donne degli altri
Non sono miei
i capelli neri e lunghi;
non sono miei
gli occhi magnetici e profondi;
non sono mie
le dita affusolate e sottili;
non è mio
il naso grande e sporgente;
non sono mie
le labbra rosse e sottili;
non sono mie
le gambe lunghe e dritte;
non è mio
il fisico asciutto e slanciato;
non è mia
la voce calda e familiare;
né mai potrò avere tutto questo.
Forse essere attratti dalla donna di un altro
– bella e sensuale –
è un puro esercizio erotico
o solo una fantasia,
ma anche se si lascassero
non potrebbe essere mia comunque:
nessuna vorrebbe poetastri stupidi e nevrotici
che pensano ai tradimenti
e alle donne degli altri.
Sabrina
Sabrina
era avvolta in una pelliccia sintetica e bianca,
portava una borsa di finta pelle beige
e un paio di converse;
indossava due orecchini tondi
e aveva le unghie smaltate.
– o almeno questo è ciò che ricordo.
Sabrina
aveva le braccia conserte;
mi guardava strana coi suoi occhi verdegrigio
e sembrava fissarmi per antipatia o interesse
– ma forse era solo un’impressione.
La pioggia cadeva su Bologna
dalle nuvole che coprivano il cielo;
settembre era plumbeo
e Sabrina camminava minuscola
tra i palazzi del centro,
avvolta nella pelliccia bianca
e con gli occhi lontani.
Io conosco Sabrina:
ho sentito la sua voce
e l’ho vista muovere le mani,
ma non gliele ho mai strette,
né abbiamo mai parlato
– né mai preso un caffè
seduti in quei bellissimi tavolini da rive gauche.
Io conosco Sabrina:
la sera, prima di dormire,
penso sempre a lei
sperando che questo le faccia perdere la testa.
Io non amo Sabrina
– più che altro l’idea di lei,
o i suoi occhi e le sue labbra –,
ma forse potrei e potrebbe lei;
e penso che sia molto bella.
***
Verso sera i lampioni si accendono di giallo sporco,
i tram vuoti pascolano lenti e confusi per il centro e
rincasano i pedoni solitari guardando i marciapiedi.
Grandina sul telone verde scuro dei tuoi posti-auto e
il cielo nuvolo ingrigisce la campagna e la città;
nella tua camera studi da libri e da diapositive che
illuminano il tuo volto stanco e sconfortato mentre
appare e scompare dietro l’inverno la luce della tua finestra.
Alessandro Mambelli
Classe 1997, Neolaureato Lettere Moderne a Bologna.
Su TBE ha già pubblicato il racconto Teste Bianche e alcune poesie.