Possiamo salvare il mondo, prima di cena tenta di mettere a nudo la nostra incapacità di salvare il pianeta dai cambiamenti climatici
Jonathan Safran Foer ha pubblicato Possiamo salvare il mondo, prima di cena: perché il clima siamo noi nel 2019, un libro sul prendersi cura del nostro pianeta, con forza ma soprattutto con tenerezza, in momento in cui la crisi climatica sembra essere giunta ad un punto di non ritorno, e per molti scienziati climatologi è proprio così.
Questo saggio, nello stile della saggistica americana, analizza la realtà anche attraverso l’esperienza personale e cerca di spiegare un concetto che in apparenza è molto molto semplice: se la popolazione mondiale riuscisse a mangiare piatti a base completamente vegetale a colazione e a pranzo o comunque nell’arco della giornata che precede la cena, riusciremmo ad invertire la direzione della catastrofe che da decenni si sta abbattendo su di noi.
Per spiegare questo concetto Jonathan Safran Foer ci mette a disposizione dati, storie, studi scientifici, pezzi della Storia occidentale e racconti di vita personale, tra cui anche un pezzettino di storia della sua famiglia, scappata dalla Polonia per sopravvivere al Nazismo.
La teoria che ci illustra l’autore tuttavia non si appella solo ai numeri o ai fatti, questo non basta. Dobbiamo credere a quello che sta accadendo, al fatto che la Terra, la nostra casa, come ha detto Greta Thumberg, sta andando in fiamme. Ed è proprio qui che sta il problema per Foer: come umanità non riusciamo a credere pienamente al cambiamento climatico e dunque nemmeno al fatto che possiamo risolverlo, non perché siamo negazionisti disinteressati, ma perché percepiamo questa terribile storia come un evento che sta accadendo in un altrove lontano. La riflessione parte proprio da questo punto e spazia fino a trovare la soluzione più immediata – basata su ricerche scientifiche –: ridurre drasticamente il consumo di carne nella nostra alimentazione.
Vi dico a questo punto che io sono vegana e dunque questo libro con me sfonda una porta aperta, anzi in certi momenti è anche troppo timido e tiepido nel suo tentativo di convincerci a fare questo tipo di scelta. Dall’altro lato, non assumere mai una posizione netta e abbracciare l’idea che ognuno è libero di mangiare ciò che vuole è altrettanto inutile in un momento in cui le catastrofi naturali si abbattono con sempre maggior frequenza su una terra già martoriata dall’attività umana.
Ma Jonathan Safran Foer pone le domande giuste e vere che anch’io mi sono posta prima di diventare vegana, le risposte a queste domande sono diverse perché io e lui siamo diversi. Ma porsi la domanda è già qualcosa, dà inizio ad una riflessione e questa riflessione porterà almeno ad una azione. Questo libro dimostra come per salvare il mondo non dobbiamo diventare tutti vegani, e soprattutto dei vegani perfetti, ma una moltitudine di vegani e vegetariani imperfetti, che salverà quel meraviglioso marmo blu che è la nostra casa.
Giorgia Damiani