Una short story di Paolo Carnevali
Giocavi con la matita mentre leggevo la poesia che avresti tradotto. Eri attenta.
< Sai osservare la fragilità dei pesi? > le domandai.
< È molto difficile. > rispose pensosa.
< Questa poesia s’intitola così, ascolta: ha un colore di osso secolare, brunito, di reliquia, la capriata che regge il tetto, prediletta nei sogni, nelle sere di sciami, di guano, che il fare del caso ripresenta; eterno approdo delle ore, rifugio di ombre disposte dai tramonti e se l’ora ritarda solo di pochi istanti se la luce si sofferma ancora, un lembo oscura, graffia i margini rimasti tra puntone e staffa, fruga la fragilità dei pesi, i punti di rottura, al rintocco di campane dai sentieri dimenticati, all’urto dei ferri e dei tiranti e si rileva indubbia la sua forza nel sonno improvvisato, poco più che il lenire d’analgesico per l’insaziabile dolore.>.
Rimanemmo qualche attimo in silenzio, poi quando mi domandò chi l’avesse scritta, le dissi: <Alessandro Franci, un redattore della rivista letteraria “Area di Broca”.>
L’autunno entrava nell’inverno e il freddo dentro di noi. Mi assaliva l’incertezza e la paura di svanire come quella storia iniziata per caso. Spesso la realtà evidenzia l’impossibilità che una storia prenda forma e adesso rimane il ricordo di giorni avvolti da nostalgia. Ti osservavo con le parole che avrei voluto dirti e che successivamente ti ho detto. Distoglievo lo sguardo, abbandonato e appeso ad un tempo magico, il bisogno di entrare in contatto per portare sempre con me qualcosa di te.
< Sono venuto a chiederti scusa… > Alzasti lo sguardo, togliendo le cuffie e prendendo ciò che avevo scritto. Non desideravo che mi dicessi molto, avevo necessità solo di un contatto: tenere la tua mano. A volte camminavamo dentro le lunghe storie che ci raccontavamo e le parole si perdevano nei sorrisi, ma cosa eravamo uno per l’altra? Il sole incominciava ad entrare dalle vetrate gotiche colorate di Santa Trinità al mattino con scie di luce simili a polvere. Osservavo in silenzio la strana meraviglia che avvolge i legami che uniscono le persone. Sarei voluto entrare nei segreti che volteggiano, come bolle di sapone e vanno a sbattere involontariamente, distruggendosi in un attimo. Quei segreti riempiono il cielo e forse un giorno li leggeremo tra le polveri astrali. Forse rinasceremo come fiori, sfiorandoci con l’aiuto del vento e regalando il nostro profumo.
Un’amicizia per trasformarsi in amore deve vivere di parole e di gesti. Non dico che tra noi questo non c’è stato, ma c’era un richiamo di libertà, solitudine e stanchezza da parte mia. Tu sei stata il calore di un’estate prima di avviarmi nel mio inverno.
< Non mi osservare così…> le dissi sorridendo. Il sole riscalda la nebbia mentre evapora al mattino e penso alla Croce del Sud, all’Oriente misterioso e le isole lontane. Ripenso agli scrittori che abbiamo amato e tutti gli sguardi incrociati, la pioggia uggiosa che cade con tristezza. Le distanze scomparivano nella luce speciale, dentro le parole e i segreti dei nostri racconti. Come il ricordo delle risate che facevamo mangiando e scrivendo con complicità. Sono stato felice tra i fogli sparsi e scritti per te, come pietre sul tavolo i libri, la coperta calda che tenevi sulle gambe era un sogno di casa, la tranquillità dei giorni di festa. Eri la mia traduttrice. Un viaggio nella speranza di tranquilli arrivi.
Adesso il mio orizzonte si perde lontano, trattiene le parole rifugiandosi nel silenzio. < Le nuvole alte nel cielo nascondono qualcosa…>. Cercai con lo sguardo fuori dalla finestra, sperando di incontrare i momenti. È così che vanno le cose, parentesi che si chiudono.
° [ Alessandro Franci “La fragilità dei pesi” Società Editrice Fiorentina]
[ Area di Broca (già Salvo Imprevisti) rivista letteraria diretta da Mariella Bettarini.
Paolo Carnevali
nato a Bibbiena (Arezzo) nel 1957. Traduttore e poeta. “I dialoghi di Ebe e Liò” ed. Lalli (1984) dal cui testo è stata tratta una pièce teatrale. Nello stesso anno redige “Poetica Città” poetry-zine underground distribuito nelle serate di lettura. “Trasparenze” ed. Tracce (1987) plaquette poetica, recensita sul Manifesto (1988) e sul Corriere Adriatico (1990).
Collabora con la rivista letteraria “Pioggia Obliqua scritture d’Arte” di Firenze come corrispondente da Londra U.K.
Sulla nostra rivista ha già pubblicato Il disagio, Bukowski e la poesia