Rosso antico è la storia della crisi di un professore universitario e di tutta la sinistra italiana
Rosso antico di Simone Nebbia, edito da Giulio Perrone Editore, ci porta in un viaggio nostalgico nell’Italia politica e culturale del passato, del presente e del futuro attraverso lo sguardo del suo protagonista, il professore Luca Salomè, docente universitario e membro di un importante partito di sinistra mai nominato.
Seguiamo il professor Salomè nella giornata di un fine settimana che si preannuncia, a detta di tutti i quotidiani, uno dei più freddi degli ultimi cinquant’anni, nel suo tentativo di cominciare a scrivere quello che dovrebbe essere la pietra miliare, il racconto definitivo dei movimenti sessantottini nel loro 50esimo anniversario.
In un esperimento letterario che strizza entrambi gli occhi a Joyce e Woolf, Rosso antico ricopre l’arco di un’unica giornata, dall’alba alla sera, in cui la narrazione in terza persona è intervallata dalle pagine del diario di Luca Salomè. Le due narrazioni si intrecciano e si completano, seguendo entrambe i desideri infranti, le paure, i ricordi e la nostalgia del professore che si immerge nel passato, collettivo e personale, tentando di tirare le fila di quello che è stato il ‘68 italiano e di vederne i frutti, senza successo, nella contemporaneità in cui vive.
Ci sono molte critiche alla sinistra italiana, ai movimenti, all’occupazione delle università, ma di quei momenti c’è anche tantissimo rammarico, perché Luca Salomè, come molti altri intellettuali, ha perso i punti di riferimento fondamentali: la politica non è più politica, la cultura non è più cultura. Ma allora quali sono stati gli errori, si domanda Luca Salomè, dove abbiamo sbagliato?
Rosso antico è un libro complesso, anche nella lettura e soprattutto nella sintassi, e un piccolo affresco dei tempi in cui viviamo, che spesso sembra fare da controcanto alla satira de Il censimento dei radical chic di Giacomo Papi.
La nota dolente di questo romanzo purtroppo sono i personaggi femminili che, nelle rare volte in cui sono presenti, sono descritti solo come angeli del focolare, dediti alla cura della famiglia e all’abbellimento della casa, come Lena e Ludovica, la moglie e la figlia di Salomè, oppure nelle loro parti anatomiche: gli occhi, le gambe, i capelli. Lungo tutto il romanzo, le donne appaiono, gli uomini ragionano. Nel 2021 ci meritiamo personaggi femminili ampiamente migliori di così.
Giorgia Damiani