Anna Wiener – La valle oscura

Anna Wiener - La valle oscura

La Silicon Valley e i suoi aspetti più fastidiosi, insidiosi e bui nel memoir di Anna Wiener

Nato come un lungo saggio pubblicato dalla rivista letteraria e di critica sociale americana, ‘n+1‘, e che presto diventerà un film, La valle oscura, uscito in Italia per Adelphi, è diventato un memoir di grandissimo successo perché racconta uno dei luoghi più mitizzati degli ultimi anni.

La Silicon Valley, le sue startup e la loro “cultura aziendale“, i fondatori di app e i venture capitalist, gli uffici che non sono uffici sono la materia su cui Wiener ricostruisce quasi cinque anni della propria vita e carriera lavorativa e ne descrive i meccanismi, soprattutto quelli più insidiosi e bui e ci consegna un affresco sulla contemporaneità e su un luogo che ha influenzato la vita e la fantasia di tutti noi.

Wiener comincia il suo racconto quando ancora vive a New York e lavora per una agenzia letteraria, un ambiente che però non le dà alcuna possibilità di crescita e di carriera. Stanca del suo lavoro, che consiste in semplici operazioni di segreteria, leggere manoscritti e preparare il caffè, per curiosità e ambizione decide di entrare a far parte di quella schiera infinita di giovani americani e pochissime giovani americane che lavorano nel nascente settore del tech e di Internet 2.0.

Dopo una breve esperienza in una startup di lettura di e-book in abbonamento, Wiener prende la sua formazione umanistica e i pochi effetti personali e a 25 anni si trasferisce a San Francisco, la culla della nuova civiltà tecnologica, in cui la rivoluzione sta per esplodere. Con uno stile senza fronzoli e accompagnato da una pungente ironia, Wiener ci accompagna passo passo nel cuore pulsante della Valley, con la sua fauna non troppo eterogenea di maschi bianchi cis e etero, tutti sotto i trent’anni, tutti dediti alla disruption della vita come l’abbiamo conosciuta finora che ingloba mente e corpo – ci sono brevi ma ricorrenti descrizioni di come molti ingegneri, imprenditori e fondatori si dedichino appassionatamente al biohacking -, tutti convinti di essere in guerra per rendere l’umanità più libera, mentre fiumi di denaro scorrono nei loro conti in banca.

Raccontato dal punto di vista di un’outsider, sempre in bilico tra il desiderio di farsi accettare e fare parte di un progetto che cambierà le abitudini delle persone in tutto il mondo e l’impossibilità di non essere critica verso la miriade di scelte e atteggiamenti sbagliati delle aziende del tech, Wiener crea un affresco sincero del mondo delle startup californiane, di come abbiano cambiato la morfologia della città di San Francisco, delle disuguaglianze che hanno contribuito molto ad inasprire, di come abbiano ancora più distorto i principi del capitalismo liberista, muovendosi in una giungla che cerca di sfilarsi continuamente da ogni possibile regolamentazione.

La valle oscura ci permette di capire gli ingranaggi perversi che stanno dietro la raccolta e l’uso dei dati, la mentalità di un nuovo stile di vita creato da ragazzi miliardari spesso accecati dalla rincorsa al successo e l’incapacità dell’industria di guardarsi con occhio critico e umano. Per questo ci vuole un’umanista come Wiener per farne emergere i lati oscuri, per parlare – anche se blandamente – della struttura patriarcale e razzista delle aziende tech, per scovare un accenno di emozioni e sentimenti dietro il glaciale ottimismo dei protagonisti di questo mondo.

Giorgia Damiani