Inno, saggio, pamphlet politico: Femminismo interrotto apre gli occhi sul femminismo mainstream e non solo.
Femminismo interrotto, edito in Italia da Giulio Perrone Editore, è tante cose ed è quindi difficile da incasellare in una forma letteraria pura. Come si legge nel risvolto della copertina dell’edizione italiana, questo libro è “saggio, manifesto, pamphlet politico, memoriale, necrologio e inno […]”. Più di tutto forse, questo saggio è un grido di battaglia, ma anche una carezza che ci ricorda che, nella lotta per un mondo più equo e pari per tutti, non siamo mai sol*.
Femminismo interrotto è suddiviso in dodici capitoli, ognuno dei quali è dedicato ad un tema del femminismo ben specifico, che Olufemi analizza, ne trova i difetti, propone soluzioni alternative e creative. Seguendo questo processo, Olufemi smaschera, tassello dopo tassello, l’insidiosa doppia faccia del femminismo mainstream.
Per femminismo mainstream, Olufemi intende il femminismo neoliberale, legato quindi indissolubilmente al consumismo e al capitalismo. Nella cornice dei dodici capitoli di Femminismo interrotto, Olufemi decostruisce e mostra le diverse direzioni sbagliate che questo tipo di femminismo ha intrapreso negli anni.
Ci mostra come lo Stato non sia un’istituzione che protegge le donne, ma un apparato repressivo; come il femminismo mainstream bianco e borghese si sia sempre e solo concentrato sui diritti riproduttivi, questione molto diversa dalla giustizia riproduttiva che chiede il femminismo radicale nero. E ancora, ci porta nella bolla delle TERF, le femministe che non considerano le donne transessuali donne, il problema del femminismo con l’islamofobia, l’arte, il consenso, la questione delle sex workers, il problema delle carceri, il corpo femminile e il suo legame col cibo, e infine, cosa può fare la solidarietà femminile transnazionale.
Più di tutto però, questo libro ci fa conoscere moltissime voci diverse: quella di Olufemi è un megafono che propaga il coro di moltissime attiviste, donne dimenticate, donne morte per mano dello Stato o dei loro compagni. Queste donne sono nere, islamiche, transessuali, di colore, proletarie. Olufemi ci sprona ad ascoltarle, sempre e sempre di più.
Questo libro è per noi bianch* che viviamo chiusi e ciechi nei nostri privilegi e che non riusciamo a vedere spesso che nel mondo ci sono altri che soffrono soprusi e violenze per noi inimmaginabili, spesso proprio a causa di noi occidentali. Ma Olufemi non si limita a mostrarci gli errori, ma ci propone una via di uscita, soluzioni e modi nuovi di correggerli e soprattutto di unirci.
Ma per fare questo dobbiamo metterci in ascolto e comprendere le esperienze di coloro che vivono sulla propria pelle l’oppressione e l’ingiustizia e accogliere e supportare le loro richieste. Altrimenti, ci mette in guardia Olufemi, non ci potrà mai essere un vera giustizia.
Giorgia Damiani