Emma Cline – Le ragazze

Emma Cline Le ragazze Recensione

Le ragazze di Emma Cline è un romanzo di formazione come non se ne leggevano da molto tempo

Emma Cline è un’autrice californiana, che con Le ragazze, edito in Italia da Einaudi nella traduzione della meravigliosa Martina Testa, ha conquistato un pubblico enorme e il consenso della critica.

Ispirato alla strage di Cielo Drive progettata e compiuta da Charles Manson e altri membri della sua ‘Family’, in cui vennero uccise cinque persone, tra cui Sharon Tate, Le ragazze si concentra sulla protagonista e voce narrante della vicenda: Evie è una ragazzina di quattordici anni, in una pubertà che si sta avvicinando all’adolescenza, e che vive con la madre in una cittadina della California. È la fine degli anni ‘60, per la precisione il 1969, quando Evie incontra per la prima volta e per caso le ragazze.

Il libro si apre con Evie che da adulta racconta la vicenda di come incontrò prima le ragazze e poi Russell, un uomo descritto come visionario e magnetico e da cui, una volta conosciuto, non ci si può più allontanare. Quando Evie incontra Suzanne, la più bella e ammaliante del gruppo di ragazze che vive al Ranch di Russell, una casa gigantesca e scapestrata in cui si allevano – per modo di dire – anche i lama, la sua vita di adolescente viene completamente sconvolta e da quel momento in poi Evie farà di tutto per stare accanto a Suzanne, per essere accettata, per essere amata.

Ciò che colpisce dell’opera prima di Cline è soprattutto la capacità dell’autrice di raccontare l’adolescenza e di riuscire a descrivere in modo limpido e preciso i sentimenti, le paure, le emozioni e le ansie di questa età così estrema nei suoi ideali. Ed è proprio per un ideale che Evie si perde all’interno del Ranch, viene risucchiata dall’immaginata perfezione di Suzanne, resa possibile dalla sua capacità di attrarre Evie in qualsiasi modo e in qualsiasi momento. E attraverso questo rapporto vediamo Evie vivere l’estate più pazzesca e tragica della sua vita, quella che segnerà per sempre il suo futuro e la sua persona.

Insieme ad Evie incontriamo anche la violenza maschile, la capacità di uomini adulti di accalappiare ragazze e ragazzine e di fatto di violentarle e stuprarle, convincendole attraverso metodi da setta, e di legarle così a sé in un rapporto di potere completamente impari e sbilanciato, da cui le ragazze non riescono a divincolarsi e a liberarsi. Solo quando compiranno gli omicidi e verranno tutti catturati dalla polizia, il gruppo si sfalderà perché il potere di Russell sugli abitanti del Ranch e sulle ragazze comincerà a svanire.

Emma Cline, oltre ad avere uno stile di scrittura bellissimo e pulito, è in grado di mostrarci gli adolescenti per quello che sono e di come gli sballati rapporti di potere tra maschio e femmina sono sempre sbilanciati, a qualsiasi età. Cline ci presenta Evie da adulta che vive nella casa vacanze di un amico che gliel’ha prestata finché lei non troverà un nuovo lavoro. Nel presente della narrazione Evie osserva le stesse dinamiche di potere che ha vissuto lei, e che tutte viviamo, quando in casa dell’amico piombano il figlio e la fidanzata di lui e in seguito un amico. E questo è un monito e un promemoria per tutti e tutte: anche se non siamo più nel 1969, anche se Russell è in prigione, anche se io in qualche modo mi sono slavata, la sottomissione femminile in tutte le sue forme psicologiche e fisiche continua ad esistere e ad essere esercitata.

Giorgia Damiani