Con La figlia unica, Guadalupe Nettel sviscera il rapporto madre-figlia da entrambi i punti di vista
Guadalupe Nettel, autrice, insegnante e traduttrice messicana, ha pubblicato in Italia il suo ultimo romanzo, La figlia unica, con la casa editrice romana, La Nuova Frontiera. Questo romanzo ci consente di guardare molto da vicino un tipo di rapporto bellissimo, difficile, che spesso fa molto soffrire: quello tra un genitore e i propri figli. Può sembrare un argomento un po’ banale su cui basare un romanzo, e invece Nettel non limita il suo sguardo ai cosiddetti figli o genitori naturali, va oltre, e ci restituisce delle storie eterogenee, mescolate tra loro.
Le protagoniste sono Laura, la voce narrante del racconto, e la sua amica Alina. Si sono conosciute ventenni a Parigi e ora trascorrono in Messico le loro vite da adulte: Laura sta completando la sua tesi di dottorato, mentre Alina, insieme al compagno Aurelio, riesce dopo mille peripezie a rimanere incinta di una bambina che tuttavia, come risulta da alcune ecografie, sviluppa una malformazione cerebrale a cui non si sa se sopravviverà dopo la nascita. Da qui inizia il viaggio di Alina verso l’accettazione di quello che sarà il suo incerto futuro come madre. E proprio dalla notizia che probabilmente la piccola Inés non sopravviverà Nettel sviluppa ed espande la sua storia e la sua riflessione.
Parallela alla storia di Alina e della piccola Inés infatti scopriamo le vicende di un’altra donna, Doris, che vive nello stesso condominio di Laura insieme a figlio Nicolás, un bambino ingestibile e adorabile allo stesso tempo, investito da traumi che non gli consentono di vivere un’infanzia serena assieme alla madre. Laura si affeziona a questo bambino, lo porta al parco, lo aiuta nei compiti, allevia il carico di ansia di Doris, finché questa però cade in depressione e allora, come i piccioni che covano e accudiscono uova e pulcini non loro, Laura comincia a prendersi cura di Nicolás e ad aiutare Doris a uscire dal buio che le è entrato dentro.
Su un terzo binario incontriamo la madre di Laura, che ha un rapporto conflittuale con la figlia che piano piano verrà a mitigarsi, e che incontra un collettivo le farà conoscere il femminismo per la prima volta. Grazie a questo, Laura e sua madre si riavvicineranno e riusciranno a placare i loro nervosismi reciproci.
La figlia unica solleva moltissime domande sulla maternità, su cosa si è disposte a fare per avere un figlio, su cosa si è disposte a fare per proteggerlo, su chi sono in realtà le buone e le cattive madri, sulla questione se si possa prendersi cura di un bambino che non è il proprio figlio biologico come se si fosse sua madre, su quanto la maternità come la intendiamo generalmente sia una costruzione culturale o una realtà biologica.
Nettel ci propone, col suo racconto, tutti questi quesiti, ma ci dà anche una risposta attraverso queste tre storie intrecciate tra loro che parlano di donne e di figli: non c’è un modo giusto o un modo sbagliato di essere madri, ci sono milioni di modi diversi per esserlo, l’essenziale è prendersi cura dell’altro.
Giorgia Damiani