Continuiamo l’avventura de Il clochard di Giovanni Cugliari, tra misteri e magia
Attraversammo tutta la città fino a raggiungere il bar che mi aveva indicato Walt. La zona non mi piaceva neanche un po’. C’erano un paio di ragazzi marocchini che sorseggiavano qualcosa da bere fuori nel dehor e un paio di ragazze dai tratti est europei, appoggiate al muro che fiancheggiava l’entrata, che fumavano una sigaretta.
Entrammo.
Una delle due cameriere salutò Walt con la testa e gli chiese che cosa volesse gli fosse servito.
̶ Whisky con ghiaccio tesoro! Paga il mio amico.
̶ Non sei tipo da avere amici tu.
̶ Lo sai che quando mi offrono da bere sono tutti miei amici.
̶ E per te? ̶ mi domandò l’altra sporgendosi con il corpo oltre la soglia del bancone e mettendo in mostra la scollatura sul petto.
̶ Niente, grazie.
̶ Vieni, andiamo a sederci! – mi ordinò Walt con un cenno del capo.
Annuii e lo seguii.
̶ Allora ti sei rifatto un po’ gli occhi?
̶ Come?
̶ Le hai viste le tette di Sabrina?
Non trovai il coraggio di rispondere.
Dopo pochi minuti la cameriera più giovane portò a Walt il suo bicchiere.
Lui ci affondò gli occhi dentro, fece ondeggiare il whisky con un movimento circolare della mano e ne buttò giù un sorso.
̶ Resta un attimo qui ̶ mi ordinò. Scattò in piedi e tornò dalle due ragazze.
Lo vidi confabulare a bassa voce ma non riuscii a sentire di cosa stessero parlando.
Quando tornò aveva un sorriso beffardo stampato sulle labbra e l’aria di chi ne aveva appena combinata una.
̶ Ci stanno. ̶ mi disse.
̶ Cosa?
̶ Vogliono fare due parole con te. Dicono che hai l’aria di uno che ne sa.
̶ Mi prendi in giro?
̶ Per niente.
Mi girai verso di loro ed entrambe mi sorrisero.
̶ Vai no? ̶ mi esortò lui. Si accompagnò il bicchiere alla bocca e bevve ancora un altro sorso.
̶ Sono fidanzato Walt, non mi va di…
̶ Con chi? Con Gesù?
̶ Che c’entra?
̶ Devi solo scambiare due parole. Su non avere paura.
Mi alzai piano piano dalla sedia e mi trascinai verso il bancone. Inciampai in uno dei lacci delle scarpe ma riuscii a tenermi in equilibrio appoggiandomi ad una delle sedie che stavano a bordo del tavolo che c’era lì di fianco. Feci un cenno con la mano verso le ragazze e cercai di prendere fiato.
̶ Si? ̶ mi domandò Sabrina, la più vecchia, inclinando la testa di lato.
̶ Posso avere un caffè? ̶ balbettai.
̶ Vuoi che te lo portiamo al tavolo?
̶ Si è meglio. ̶ Mi girai. Walt si era materializzato di fianco a me. Mi fece segno di no con la testa.
̶ Anzi no. ̶ mi corressi. ̶ Lo prendo qui al banco.
Sabrina scattò verso la macchinetta e si diede da fare per prepararmi il caffè. L’altra cameriera continuava a sorridermi come fossi un peluche.
̶ Ehi tesoro, preparamene un altro! – Walt appoggiò il bicchiere vuoto sul bancone e lo fece pattinare verso Sabrina.
Io gli scoccai un’occhiata, chiedendomi quanto mi sarebbe costato portare da Dalia questo ubriacone.
̶ Paga sempre lui? ̶ domandò la cameriera più giovane.
̶ A meno che non voglia tornare a casa senza denti penso di sì. ̶ rispose Walt ridendo. Poi aggiunse: ̶ Ti prendo in giro, lo sai vero?
Mi sforzai di cacciare un sorriso.
̶ Mettici più whisky bambola!
̶ Viene cinquanta centesimi in più caro!
̶ Oggi me lo posso permettere, no? ̶ Mi schernì con un sorriso.
̶ Mi faccio anche un panino. ̶ aggiunse dopo un paio di secondi.
Le due cameriere non riuscirono a trattenersi e scoppiarono a ridere.
̶ Adesso basta! – sbottai. ̶ Credo che tu stia esagerando!
̶ Oh finalmente! Aspettavi che comprassi tutto il bar per tirare fuori le palle?
̶ Come?
̶ Lascia perdere piccola, non voglio più niente, sono a posto così.
̶ Come vuoi Walt.
̶ Vado a cercarmi una sigaretta fuori.
Le due cameriere mi fissarono per qualche secondo. Mi sentivo a disagio. Feci per seguirlo quando la voce di Sabrina mi bloccò. ̶ Devi pagare caro!
̶ Ah già scusa ̶ Mi voltai, tirai fuori una banconota da dieci e glie la porsi.
̶ Il caffè lo offriamo noi ok?
̶ No pagati tutto quanto per favore.
̶ Ho detto che il caffè è offerto.
̶ No no davvero, pagati anche quello.
Raggiunsi Walt fuori. Stava sbracato su una sedia come se fosse stato appena investito da una giornata di intenso lavoro.
̶ Hai pagato? ̶ mi domandò emanando uno sbuffo di fumo dalla bocca.
̶ Il caffe voleva offrirmelo Sabrina ma non ho accettato.
̶ E perché?
̶ Mi andava così.
̶ Ti avevo detto che ci stavano, che volevano fare due parole con te. Perché sei uscito fuori?
̶ Non le conosco…
̶ Neanche a me conoscevi o sbaglio?
̶ Si ma tu sei un uomo.
̶ Quindi avevo ragione a darti del frocio stamattina?
̶ Ma no e che…
̶ Prendi la macchina e vai dove ti dico io.
̶ Perché?
̶ Perché si.
̶ Senti questa situazione inizia a pesarmi. Cosa vuoi dimostrare?
̶ Che hai paura! Affronta una donna senza timore. Stamattina prima di domandarmi di venire con te hai chiesto perdono ad una ragazza che ti è venuta addosso. Cazzo se ti ficcano un uccello nel culo cosa fai? Gli compri il viagra per la volta dopo?
̶ E a te che te ne frega? ̶ domandai seccato.
̶ Se incontri per la strada uno con una gomma a terra non ti fermi?
̶ Io continuo a non seguirti. ̶ Scossi la testa e lo fissai dritto negli occhi.
̶ Hai bisogno di me ragazzo, te lo si legge negli occhi. Ma per aiutarti devi dirmi cos’è che ti blocca.
̶ In che senso?
̶ Ti vedi brutto? Hai il cazzo piccolo?
̶ Io…
̶ La bellezza non è una cosa fondamentale per far innamorare una donna…lo sai?
̶ Si lo so ma…
̶ Prendi la macchina, ti porto a fare un giro.
Walt mi condusse in una zona periferica di Torino . Nonostante ci fosse ancora il sole, papponi, spacciatori e puttane erano dappertutto. Walt me li indicò uno per uno e me ne parlò come se fossero suoi amici.
̶ É proprio necessario bazzicare in questi posti di merda? ̶ gli feci appena sostammo davanti ad un semaforo rosso.
̶ Questo lo scopriremo tra un po’, per adesso goditi il momento.
̶ Ti sembra che io mi stia godendo il momento?
̶ Hai mai pensato a quanto sei noioso ragazzo?
̶ Cosa vuoi dire?
̶ Ti caghi addosso se hai una bella donna davanti e non bevi alcol se non quando vai a messa…
̶ Walt? ̶ lo interruppi.
̶ Dimmi.
̶ Quando fai la comunione ti danno solo l’ostia non ti fanno assaggiare anche il vino.
̶ Walter Raboniiiiii! Cosa porta il tuo culo da queste parti? ̶ La ragazza davanti alla quale ci eravamo fermati emanava sesso dagli occhi, dalla bocca e dalle cosce scoperte, una delle quali mostrava un bel tatuaggio; una geisha screziata di nero e di rosso in posizione provocante che ammiccava con gli occhi al proprio interlocutore.
Sollevò la coscia in questione appoggiando il piede su un blocco di cemento che c’era lì di fianco e ci invitò con gli occhi a fissarla.
̶ Non guardare quel coso! – mi avvertì Walt.
Intervistai con gli occhi ogni tratto di quel disegno fino a proiettarlo dentro il mio cervello con assoluta precisione. Poi incominciai a guardare la ragazza negli occhi.
Walt seguì con la testa ogni nostro scambio di sguardi, sorpreso che non gli avessi dato retta.
La ragazza indietreggiò e mi indicò con un cenno del capo un appartamento lungo la fine della strada.
̶ Adesso finiscila! – Walt mi menò uno schiaffone sulla guancia.
Ripresi coscienza della situazione.
̶ Va bene, va bene ̶ dissi scuotendo il capo. Decisi di tenere lo sguardo incollato sul parabrezza.
̶ Guastafeste. ̶ esclamò la ragazza.
̶ Tesoro mi dispiace, prometto che mi farò perdonare.
̶ Chi tu? Ma se non hai neanche i soldi per farti un goccio di whisky!
̶ Già e tu ne sai qualcosa o sbaglio?
Si avvicinò di nuovo ondeggiando sui tacchi e ammiccando con gli occhi.
̶ Vuoi dirmi che non ti è piaciuto il nostro momento? Eh?
̶ Come faccio a mentirti tesoro? Dimmi! Ma adesso fila e dammi una mano a risolvere una questione.
̶ A me piacciono solo due tipi di questioni. E credo che tu le conosca entrambe.
̶ Ti basta questa come questione? ̶ mi cinse il collo con il braccio e mi mostrò di nuovo alla ragazza.
̶ Walt Walt Walt, Cosa non faresti tu per…?
̶ Sto perdendo la pazienza Denise! ̶ Walt picchiò il pugno sul cruscotto e sbuffò.
̶ Ehi, calma, calma. Non è il caso di arrabbiarsi tanto. Vi aiuto amore mio.
̶ Bene.
̶ No aspetta un momento. ̶ intervenni.
̶ Che hai? ̶ domandò Walt
̶ Voglio capire cosa stai combinando forse?
̶ Tu non sei nato per capire. Tu devi solo ascoltare.
̶ Mi fate salire o devo calarmi giù le mutande per convincervi?
Walt aprì la portiera, scese dall’auto e fece montare la ragazza dietro.
̶ Scommetto che hai deciso di aiutare questo ragazzo perché finalmente il tuo cuore si è aperto al prossimo vero?
̶ Come fai a saperlo? ̶ Walt ghigno sotto i baffi.
̶ Li conosco i miei polli ̶ ribatté la ragazza.
̶ Si può sapere di cosa state parlando? ̶ Gettai un occhiata allo specchietto retrovisore per captare quale espressione avesse assunto il viso della ragazza.
̶ Ricordati caro: un po’ lo si prende e un po’ lo si dà. ̶ fece lei specchiandosi e ricambiando lo sguardo.
̶ Cioè?
̶ Non ti preoccupare un giorno lo capirai.
L’appartamento di Denise, cosi mi disse in macchina che si chiamava, faceva parte di un palazzo che sorgeva di fronte ad un piccolo parco abbandonato. Anche lì la bassa manovalanza della mala stava di guardia a chi si avvicinasse troppo ai traffici dei boss.
Parcheggiammo l’auto e seguimmo la ragazza fino al portone di casa.
̶ Vedo che i tuoi gusti sono sempre gli stessi. – commentò Walt mentre Denise infilava la chiave nella serratura.
̶ Non darti troppe arie ganzo. Mi conosci per quello che ti è stato concesso di conoscere.
̶ Bhe non mi è affatto dispiaciuto quello che mi è stato concesso di conoscere.
̶ Venite. ̶ Denise ci fece segno con la mano di entrare. ̶ Non fate rumore per favore, non amo far sapere ai miei vicini che ospito troppe persone in casa mia.
̶ Compito difficile immagino. ̶ ironizzò Walt.
Prendemmo l’ascensore e salimmo fino al terzo piano.
L’appartamento di Denise si divideva in due parti. Una votata ad accogliere uomini pronti a cacciare ingenti somme di denaro pur di possederla sul suo letto matrimoniale color tiffany e una apparecchiata per incidere sulla pelle disegni di vario colore, forma e dimensione.
La ragazza mi fece segno con la testa di distendermi sopra il lettino.
̶ Ruota il braccio con il palmo della mano verso l’alto. ̶ mi ordinò mentre si sedeva sullo sgabello. Afferrò la macchina per i tatuaggi e studiò dove andare a incidere.
̶ Ehi aspetta un momento! – urlai. ̶ Non mi chiedi cosa, dove, e con che colori io voglia il disegno?
̶ Sta zitto! intervenne Walt. ̶ Devi fidarti di lei.
Denise mi guardò intenerita.
̶ Funzionerà? chiesi con un certo scetticismo.
̶ Di sicuro ti aiuterà! Ma il resto devi mettercelo tu.
Tutto quanto il mio corpo prese a tremare come una piantina scossa da una tempesta.
Denise incominciò a disegnarmi sulla pelle ordinandomi di stare fermo, pena mi avrebbe disegnato un gatto nero con scritto sotto: “Porto sfortuna, allontanatevi!”
̶ Pensavo che mi avresti fatto almeno un’anestesia prima di iniziare. ̶ le confidai.
̶ Se ti anestetizzo l’effetto sarà solo parziale.
Strinsi gli occhi e cercai di pensare a qualcos’altro, qualcosa che non mi facesse ricordare di essere il protagonista passivo di un rito magico.
Quando ebbe finito mi tamponò con del cotone. Prudeva, prudeva da morire. Riaprii gli occhi e diedi un’occhiata. Mi aveva tatuato una specie di cavaliere medioevale lungo pochi centimetri che brandiva una spada e sotto una scritta che diceva: ADVERSUS MORTE, SPIRITUS FORTI.
Lì per lì non avvertii nessun tipo di cambiamento ma Denise mi assicurò che nei miei occhi ora splendeva una luce nuova.
All’improvviso una voce mi rimbombò nella testa.
Cosa stai aspettando Patrick? Dov’è il mio pasto?
Mi portai le mani alle tempie e cercai di combatterla. Era lei, Dalia. Ed era più affamata che mai.
̶ Tutto bene? mi domandò Denise.
̶ Si tutto bene. Una leggera emicrania.
̶ Può succedere. Non ti allarmare.
Mi sollevai dal lettino e tenendo gli occhi fissi su quel disegno mi avvicinai a Walt.
̶ Non me la sento di guidare. Ho bisogno che tu mi accompagna fino a casa della mia ragazza. Ti dispiace?
̶ Perché dovrebbe? É parecchio che non guido.
̶ Sali da me Walt! – Mi slacciai la cintura di sicurezza e aprii la portiera dell’auto. ̶ Mi sentivo di un bene che non avevo mai provato prima.
̶ Hai bisogno di qualcos’altro? ̶ mi domandò lui.
̶ No ma ho un paio di cose da farti vedere. ̶ Dalia teneva un paio di bottiglie di vino nella credenza della cucina. Erano l’esca perfetta per attirare Walt nella trappola.
̶ Non vuoi proprio liberarti di me. ̶ mi fece lui spegnendo il motore. ̶ Devo tirarti picche ragazzo. Ho del whisky da stappare!
̶ Solo cinque minuti. Ti prego! Te lo devo.
̶ Non mi devi niente ragazzo. ̶ Sogghignò. ̶ Mi accontento di vederti felice.
̶ Allora non vorrai scappare senza prima aver brindato con me alla mia felicità? Ho qualcosa che ti piacerà in casa.
̶ Non mi sembri il tipo da tenere roba buona in casa.
̶ Dimentichi che non è casa mia.
Walt ci rifletté su per qualche secondo massaggiandosi il mento. ̶ Mi hai convinto ragazzo ̶ concluse scuotendo il dito indice verso di me.
̶ Ottimo. Seguimi.
Gli feci strada fino all’appartamento di Dalia.
Giunti sul pianerottolo suonai il campanello.
Fu Giulia ad aprirmi e quando mi vide con Walt sbiancò come un lenzuolo.
̶ Entrate. ̶ ci disse aprendo la porta e mettendosi di lato.
Vanni Cugliari nasce il 19 settembre del 1990. Deve il suo nome d’arte, diminutivo di Giovanni, al padre che per richiamarlo alla sua attenzione era solito urlargli: “Vanniiiiiii!”
In realtà il padre lo chiamava spesso anche Nanni, soprattutto quando si rivolgeva a lui con toni più amichevoli.
Dopo aver trascurato gli studi ed essersi diplomato con il minimo dei voti all’ITIS di Racconigi, a causa di una fortissima acne, che lo ammazzava emotivamente, incomincia a lavorare coltivando il sogno di farsi desiderare dalle ragazze nei locali notturni.
Una serie improvvisa di eventi negativi(donne, lavoro, conflitti sociali) lo fanno scivolare in un buco nero, dal quale riuscirà ad emergere, iniziando a leggere e accarezzando l’idea di diventare uno scrittore.
Non perde occasione di ammettere che a salvargli la vita è stato il vecchio Hank, meglio conosciuto come Charles Bukowski.
Le letture del vecchio sporcaccione lo aiutano ad accettare i momenti bui e tristi oltre che a passargli più di uno strumento, come sostiene l’autore, sul mestiere di scrivere.
Non si risparmia quando deve andare contro corrente.
Pochi giorni fa è stato sospeso dall’incarico di Cronista per Sprint e Sport. Lui presume che il motivo sia stato affermare su Facebook, dopo l’ultima partita prima che sospendessero i campionati dei dilettanti, che sperava di aver contratto il Covid per avere una scusa valida per non battere la cronaca dell’ultima partita.