Paolo Carnevali – Le emozioni

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Le emozioni, una brevissima short story di Paolo Carnevali

Cercavo un luogo neutrale dove poter voltare le spalle al mondo. Questo desideravo: interrompere i contatti con periodi di attesa. Cancellare ogni traccia.
Nella vita siamo responsabili delle proprie scelte e sentivo l’insofferenza perseguitare, svuotare i progetti rendendomi triste. Un cavallo vecchio che corre come può, non interessato. È un sentimento che può provocare smarrimento e sopraggiungere sospeso. Annullo domande in questo orizzonte: tra mare e cielo, in un disordine blu, nell’atmosfera, nell’inconsistente e delicata precarietà. Un quadro di Mark Rothko.

A volte una nuvola può cambiare i disegni nel cielo e le forme muoversi continuamente. Vorrei bucarle, entrarci dentro. Scrivere del vuoto è un limite del pensiero, produce strani sogni, coincidenze che non hanno un ordine e si nutrono spesso di errori del mio passato. La comprensione del mondo è strana: un viaggio, un’immersione, un lungo periodo di osservazione.
Adesso vivo lunghi periodi di osservazione di fronte a questo mare che suona la sua musica sbattendo le onde con violenza. I cespugli di mirto, ibisco e tamerici disperdono profumi…

È al tramonto che raggiungo la spiaggia per una nuotata. Andata e ritorno la baia raggiunge un miglio marino e accarezzo l’acqua in lunghe bracciate, mentre il sole inizia a scendere lentamente. Va a dormire per svegliarsi nell’altra faccia della terra.
Interrogarsi sul rapporto con il mare aperto….

Lontano, sulla spiaggia, mi osserva con attenzione Frida, un terranova dal manto nero: un’ombra pronta a materializzarsi.

Cos’è che passa misteriosamente tra il confine reale e quello della fantasia? Quanti sogni ho perduto? La nostalgia si è fatta sottile e annebbia i ricordi: mi piace raccogliere i ricordi, sono come conchiglie e disperdono uno strano suono. ” Il tempo intanto se ne va…. e tutto lentamente scivola…. fingerò tutte le volte che pensarti non è niente le mie braccia senza te, moriranno le parole, i tuoi occhi il tuo sapore, li confondo tra la gente…” canta Enrico Nigiotti.

La poesia è un’invenzione che nasconde luci e ombre, trasformazioni continue e misteri. Riempie un vaso vuoto di parole, perché è dolorosa la resa che tutto venga dimenticato.

Forse qualcuno legge quello che scrivo, è piacevole la condivisione: unisce. Ma poi in fondo è lo stesso. Basta accontentarsi di poco e scomparire….
Tutto muore per rinascere, anche se vorrei fermare semplicemente le emozioni.

Paolo Carnevali, nato a Bibbiena (Arezzo) nel 1957. Traduttore e poeta. “I dialoghi di Ebe e Liò” e. Lalli (1984)dal cui testo è stata tratta una pièce teatrale. Nello stesso anno redige “Poetica Città” poetry-zine underground distribuito nelle serate di lettura. “Trasparenze” ed. Tracce (1987) plaquette poetica, recensita sul Manifesto (1988) e sul Corriere Adriatico (1990). Presente in riviste e blog letterari. Collabora con la rivista Pioggia Obliqua Scritture d’Arte di Firenze come corrispondente da Londra U.K.