Alessandro Franci – La fragilità dei pesi

la fragilità dei pesi franci

Una selezione di versi tratti da La fragilità dei pesi di Alessandro Franci

Visita obbligata

L’apnea sul fondo della memoria
sull’umidità delle stanze, le madie odorose
dietro porte chiuse, nei bauli e nelle casse,
i corridoi della casa buia;

s’avventa come un falco sui conigli
l’esserci per poco, con fame di vecchi artigli
brancolanti nel poco delle tracce,
al largo di ogni riva, da dove la vista oscilla
ai riflessi dell’acqua e il sole basso,
gli occhi socchiusi
cauti fino al fondo dell’abisso senza respiro
delle cose, nel vago commento sopra i palpiti
e le sue cadenze i battiti e i sussulti.


Souvenir

La gabbia, scrigno di lacere suture
e fibbie lucenti, le mensole di legno,
ancora le pastiglie Valda nella scatola
di latta, spezie friabili sparse ovunque
in luoghi di torpore e tortura;

una scoperta di rare ombre nel sole
di smeriglio che brilla sugli scaffali
in ferro, sul barattolo di pelati tra le viti
e una lampadina intatta.

Ci si allontana attenti a non scalfire
una quiete in equilibrio sui silenzi in un
poco che tormenta, che vive altrove
nascosto come preda designata.


Sotterranei

Il seme striato di crepe nella buccia
freme nel solco il futuro disperare
al fuoco della terra,
forziere di ombre millenarie
accolte dal vento dei tormenti,
dal sole che secca;

la luce che infuria ornata da intarsi
e ricami sulle cime dell’alba collinare
sfiora l’ottone, le cuspidi dei cancelli,
chiama i canti, lacera la seta
di artificiosi inganni disposta a scudo,
a radar dei venti.


Remoti e vivi

La foto ritratta il tempo
trafigge l’istante e il suo destino, solo
la carta lo deteriora, il suicidio nei contorni
e nelle crepe rinsecchite;

attraversata la soglia il cielo torna
luminoso, carico del suo futuro,
l’osso bianco ritrova la sua carne,
l’aria sfiora l’acqua senza un confine,
su questo pendio lungo l’asse in equilibrio
per noi che siamo in questi anni remoti
e vivi, pietra di colonne pericolanti,
noi stessi codici miniati quasi illeggibili.


Ammirazioni

Più di tanto non potevamo,
riposiamo all’ombra delle piante
fatiche immani tra scatti
di foglie secche di crepitii sui rami;

dilaniato ogni secondo che ci separa
dal fare così modesto
al bosco secolare, rovina delle rovine
di ogni bene…

se un flusso ci dovesse attraversare
se solo lo si potesse immaginare,
che accadesse,
passando non ci resta che ammirare
tra le ragioni, il sole, il vento tra le chiome
e lampi di luce colorata.


Le vie dei parassiti

Riaffiora l’odore di muschio e terra calda,
da dove il tempo si allontana dalle strette,
da brusche curve che lo vorrebbero deviare,
dagli arresti nei solchi appena aperti;

poi altri luoghi tra le cortecce
– le vie dei parassiti –
cunicoli scavati dagli insetti
fra le foglie e i rami secchi:

tane, rifugi per fuggiaschi,
un riparo che tutela
che sconfigge la paura
che preserva dagli assalti.

Da La fragilità dei pesi Società Editrice Fiorentina, dicembre 2020.

Alessandro Franci è nato a Firenze nel 1954 dove si è laureato in architettura. Nelle Edizioni “Gazebo libri”, ha pubblicato: «Senza luogo» (1985); «Delitti marginali» (1994) e «La pena uguale» (2009). Online per «Larecherche.it» gli e-book «Il fermaglio» (2011); «La Luna è nuova – poesie 1980-86» (2012); «Sbagliando strada» (2017). Nel 2013 il romanzo «Il mese della Luna» (Bologna, Gingko edizioni). Nel 2020 per Società Editrice Fiorentina «La fragilità dei pesi». È presente in alcune antologie e pubblicazioni collettive ed è redattore del semestrale di letteratura e conoscenza «L’area di Broca» (già «Salvo imprevisti»).