Azar Nafisi – Le cose che non ho detto

Recensione Azar Nafisi- Le cose che non ho detto

Il memoir di Nafisi è l’esperienza di una donna – e di una famiglia – che ha vissuto e ha fatto la storia dell’Iran contemporaneo

Abbiamo imparato a conoscere Azar Nafisi grazie al suo best-seller, Leggere Lolita a Teheran, e al seguito, La repubblica dell’immaginazione. Con Le cose che non ho detto, pubblicato da Adelphi, Nafisi racconta la sua storia personale, intrecciata a quella del suo paese, l’Iran, e a quella della sua famiglia, e ci consegna la sua esperienza di bambina, adolescente e donna nelle diverse fasi della storia recente del paese mediorientale.

Ci sono diversi piani di lettura che si incontrano all’interno de Le cose che non ho detto. Il primo è la storia personale dell’autrice, che parte dalla sua infanzia e ripercorre le tappe salienti della sua vita di bambina, ragazza, donna, i ricordi dei libri che leggeva, della scuola e dell’università, i viaggi, fino alla sua carriera di insegnante a Teheran e al definitivo trasferimento negli Stati Uniti. Più di tutto però, c’è la sua città: Teheran è coprotagonista del memoir, della quale vediamo le strade, i quartieri, i negozi, le botteghe, i vicoli, ne ascoltiamo i rumori, ne sentiamo gli odori, seguiamo i cambiamenti portati dall’alternarsi dei governi e dalla Rivoluzione.

Insieme a Teheran e alla stessa Nafisi, incontriamo tantissimi altri personaggi, primi tra tutti i genitori della scrittrice. Il padre, Ahmad, sindaco di Teheran, appassionato lettore e idealista, che insegnò a sua figlia a leggere i classici persiani e a trovare domande e risposte nella letteratura per comprendere la realtà. E la madre, Nezhat, la prima donna ad essere mai stata eletta nel Parlamento iraniano. Il primo marito di Nafisi e il secondo, Bijan, e i loro due figli, Negar e Dara, il fratello, Mohammad. Insieme a loro, popola questo libro una baraonda di personaggi, pubblici e non, che hanno in qualche modo lasciato un segno nella vita di Azar Nafisi e della sua famiglia.

Ma più della storia, del suo paese e della sua famiglia indissolubilmente intrecciate, Le cose che non ho detto è il racconto del rapporto tra genitori e figli e di come il tempo ci faccia scoprire di volta in volta delle persone nuove in coloro che ci hanno cresciuto. In particolare, emerge fortemente il rapporto di Nafisi con la madre, una donna preda della nostalgia per il suo passato e per il suo primo marito, morto di malattia poco dopo le loro nozze. Una donna rigida ed inflessibile con gli altri, che nell’infanzia aveva incontrato di rado la tenerezza, ed estremamente indulgente con la verità dei propri ricordi, la figura attorno alla quale ruota la maggior parte della narrazione.

Le cose che non ho detto è quindi un tuffo nel passato recente dell’Iran, della sua letteratura, dei suoi cambiamenti politici e culturali, ma è anche un racconto d’amore, quello dei genitori di Nafisi e quello di Nafisi verso di loro, verso la sua città e il suo paese.

Giorgia Damiani