Frelih con A/metà ci consegna un libro distopico, metaforico, filosofico ed essenziale in tutta la sua esplosiva poetica
Quello di A/metà, romanzo dello sloveno Jasmin B. Frelih, pubblicato da Safarà, è un mondo non molto lontano da noi, un futuro molto prossimo in cui è avvenuto uno sconvolgimento – voluto? – che ha cambiato il modo in cui comunichiamo con la società.
Ed è così che ritroviamo i tre protagonisti, tre amici d’infanzia, Zoja, poetessa anarchica a Brooklyn, Evan, regista teatrale e tossico ad Edo (Tokyo), ed infine Kras, ex ministro della guerra nella sua Slovenia. Li troviamo e li seguiamo nei loro deliri, nei loro flashback, nelle loro dinamiche famigliare sconquassate (e non per la Grande Cacofonia, ma per il loro incerto modo di rapportarsi con i sentimenti).
In tutto il marasma di un mondo confuso e alle prese con rinascite e guerre, i tre amici si ritroveranno all’interno delle loro personali distopie, per ritrovare il senso della loro vita e delle loro creazioni, personali o politiche che esse siano.
Frelih non ha di certo scritto un romanzo facile: A/metà è pieno zeppo di visioni, di momenti allucinati e di salti temporali e spaziali. Ciò che è avvenuto in passato viene sì descritto ma mai concatenando causa ed effetto. Tutto sembra sospeso nel mondo di Frelih, in questa terra del 2036 dove passato, presente e futuro si mescolano appena si gira l’angolo della strada, che sia Brooklyn, Tokyo o la Slovenia.
E non solo visioni, il romanzo è infuso di poesia e senso filosofico, su cos’è il comunicare, cos’è l’amore e il creare, insomma, su che cos’è in fondo la vita quando siamo spogliati di tutti i simboli? Ed è nel caos finale che forse troviamo la risposta, in un capogiro di sensazioni ed emozioni.
Chiusa la pagina, rimane un libro forte, allucinato ed inusuale. Frelih con A/metà consegna al pubblico un vero romanzo surreale: un’apocalittica visioni per i nostri tempi moderni. Non perdetelo!
Stefania Grosso