Parliamo ai morti, parliamo ai legami di sangue: Mattia Tarantino ci porta nel suo universo poetico con L’età dell’uva
Nuova raccolta per la collana di poesia di Giulio Perrone Editore. Questa volta ci porta i versi di Mattia Tarantino, giovane poeta nato a Napoli, che, con maestria e illuminazione ci guida attraverso il mondo dei morti in L’età dell’uva.
Sono versi laici eppure mistici, quasi una preghiera: attraverso i volti e il sangue di chi c’è e di chi non c’è più si aprono visioni e nuovi mondi. Troviamo amanti che inventano nuovi linguaggi, morti invidiosi che ancora osservano e camminano sul nostro mondo.
Legami nel sangue. Non temere
che mi ammali o sia stretto troppo forte:
solamente ciò che è unito nelle vene
resiste alle stagioni e non finisce.
Nei versi di Tarantino troviamo costanti ripetizioni, le stesse immagini che servono ad evocare il mondo notturno, un mondo di mezzo tra la vita, l’amore, e la morte, i ricordi. Sembra una cantilena, appunto come una preghiera, una preghiera che serve a dire addio a chi purtroppo non è più con noi.
Poesia potenti, versi evocativi: l’effetto è un sortilegio sul nostro cuore, che emoziona e lo fa battere.
Stefania Grosso