Sara Mesa nel suo romanzo Un amore ci porta ai limiti dell’incomunicabilità e dei pregiudizi
Nat arriva in un paese della Spagna rurale per ricominciare. Inizia così Un amore di Sara Mesa, edito in Italia per La nuova frontiera. E quello che sembra un semplice romanzo di rinascita si trasforma invece in un racconto cupo, dove silenzi, pregiudizi e soprattutto l’incapacità di dialogare avranno il sopravvento.
Seguiamo Nat mentre cerca di farsi nuovi amici, tenersi alla larga dal violento padrone di casa e riprendersi cura di sé con un nuovo lavoro, quello di traduttrice. Purtroppo le cose non andranno come Nat sperava, e le sue certezze inizieranno a crollare mentre tutto attorno a lei si formano giudizi, ossessioni e segreti.
Grazie a Nat – e all’abilità linguistica di Sara Mesa – ci sporgiamo ai limiti delle ossessioni e capiamo come spesso sia difficile comunicare, anche parlando la stessa lingua. Perché in realtà non è mai la stessa lingua. Ognuno di noi porta con sé un linguaggio personale e noi non facciamo che tradurre.
Ed è così che ne esce un romanzo crudo, denso di domande senza risposta a cui noi lettori forse dobbiamo dare interpretazione e risposta. Sara Mesa con Un amore mette in scena (e davvero, certe ambientazioni sembrano scenografie, compreso l’eterno monte Glauco) le aspettative, le proiezioni che noi ci facciamo, e poi le decostruisce, lasciando quel senso di incomprensione che appartiene alla vita.
E con maestria, frughiamo ed esploriamo i nostri lati oscuri, lasciandoci addomesticare dal linguaggio potente e senza scampo di Sara Mesa.
Stefania Grosso