Una biografia sincera, uno sguardo lucido sull’infanzia e le sue metamorfosi: Guadalupe Nettel mette a nudo il suo io bambina
Guadalupe Nettel, autrice messicana già conosciuta per i suoi racconti e il suo incredibile romanzo La figlia unica, torna ora con un libro personale, una biografia in cui racconta ai lettori la sua infanzia non convenzionale.
Il libro, sempre pubblicato da La Nuova Frontiera, ripercorre l’infanzia dell’autrice, coinvolgendo genitori, nonna e fratello, in un’analisi acuta e senza rimpianti ne rimostranze su ciò che è stato. Nettel, nata con una macchia nell’occhio che le provoca un disturbo alla vista, cresce in una famiglia progressista di Città del Messico negli anni ’70. L’apertura e l’educazione progressista dei primi anni però non è tutta rose e fiori come può apparire e sono molte le difficoltà e le inadeguatezze che l’autrice dovrà affrontare.
Nettel però non giudica, pone davanti al lettore i suoi ricordi e i suoi pensieri da bambina prima e adolescente poi. Nettel che si trova al margine, che sviluppa nuovi istinti per bilanciare le carenze, fisiche e affettive, mostra le sue paure e ansie senza vergogna. La Nettel bambina soffre, impara, analizza il mondo (compreso dolori e presunte allucinazioni di insetti) e noi la seguiamo mentre si evolve, si trasforma e comprende come accettare le parti più profonde di sé.
Una biografia sincera, un racconto che mostra come superare diversità ed esclusioni del periodo della crescita, trovando il proprio posto, nel mondo, nella famiglia e nel proprio corpo.
Stefania Grosso