Mónica Ojeda – Nefando

Mònica Ojeda Nefando Recensione

Un videogioco al limite, come le vite dei protagonisti di Nefando il nuovo romanzo di Mónica Ojeda

Dentro la rete si trova di tutto, lo sappiamo bene, noi fruitori di internet. Sotto il visibile, nel deep e nel dark web si trova ancora di più, come scendere nella tana del bianconiglio. Ma anche la vita quotidiana, la vita nel mondo reale può essere altrettanto sconvolgente, come sanno bene Mónica Ojeda e i personaggi di Nefando.

Il mondo può essere una fogna, uno scarto, di una violenza inaudita. E il web ne è solo uno specchio, in fondo. In tutto ciò la letteratura, la scrittura, ha il compito (il dovere?) di raccontare entrambi, il bello, il brutto, il torrido. Lo percepiscono anche i sei protagonisti di Nefando, pubblicato da Alessandro Polidoro Editore, impegnati a scappare dai propri incubi, dai propri aguzzini, dalle proprie pulsioni.

Da questa fuga, da queste tensioni sessuali e violente, nasce un gioco, un progetto informatico di controcultura, fatto solo per il deep web. Anche se del gioco avremo solo pochi frammenti – comunque significativi – è la vita dei sei ragazzi a farci sprofondare in incubi e inquietudini. Perché ad un certo punto viene a galla il male, quello che noi provochiamo, ci provochiamo, quello che viene inflitto ai più deboli, agli innocenti, e che lasceranno ferite eterne. E come si racconta tutto ciò? Con un gioco di specchi, di vendette e di amori distorti, attraverso un linguaggio crudo e tagliente, che ferisce il lettore ma che spalanca gli occhi su tutto ciò che a volte fingiamo di non vedere.

Mónica Ojeda non risparmia nessuno, non trema davanti alle nefandezze, le sbatte in faccia, perché, come è giusto che sia, qualcuno lo deve pur fare. Nefando decostruisce i traumi, l’infanzia, e risputa fuori adulti spezzati alla ricerca di una via di fuga, come se fossero in un videogioco. Non c’è scampo, non sempre si esce salvi dalle proprie esperienze, ma dobbiamo imparare a non voltarci dall’altra parte e affrontare il marcio che ci circonda. Mónica Ojeda ci riesce benissimo e con coraggio ci spinge a fare altrettanto.

Stefania Grosso