Bach di Pedro Eiras, un estratto

Estratto bach pedro eiras

Pubblichiamo un estratto dalla raccolta di racconti di Pedro Eiras, dedicati al compositore tedesco Johann Sebastian Bach

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Cerco in Google, non trovo quasi niente. Wikipedia non ha nessuna pagina su di lei. Qua e là solo alcuni dati biografici, sommari. Pubblicò The Little Chronicle of Anna Magdalena Bach nel 1925 per la casa editrice Chatto & Windus, in forma anonima.

Per questo il libro è stato letto per molto tempo come se si trattasse di un documento autentico, firmato dalla stessa Anna Magdalena. Ancora oggi, dice internet, molte edizioni dimenticano il nome dell’autrice, Esther Meynell, continuando con la mistificazione. Torno a cercare: Esther+Meynell. Alcuni testi, privi di data, mi danno un po’ di chiarimenti. Esther Moorhouse è nata nello Yorkshire da una famiglia quaker. A dieci anni si trasferisce nel Sussex. Salute cagionevole durante l’infanzia. Si sposa con Gerard Meynell nel 1911; hanno due figlie. Si converte al cattolicesimo nel 1931. Gerard muore nel 1943, Esther nel 1955. Parafraso, riassumo. Oltre alla Piccola Cronaca ha scritto quattro romanzi, varie biografie (su Bach, Lincoln; una biografia su Keats è rimasta incompiuta), diversi libri sul Sussex. In A Sussex Cottage e Building a Cottage, entrambi del 1937, forse si possono trovare alcune informazioni biografiche, se vogliamo.
Cerco allora in Porbase, in vari cataloghi di biblioteche portoghesi. Ancora una volta, trovo poco. Solo una biografia romanzata dalla scrittrice ottocentesca Mary Russell Mitford (la requisisco, leggo alcune pagine sparse) e il riferimento a una edizione portoghese della Little Chronicle: Pequena Crónica de Ana Magdalena Bach, con traduzione di Maria Osswald, edita a Lisbona, per la casa editrice Aviz nel 1945. Libro evidentemente super esaurito, ma non mi impegno a cercarlo tra i librai antiquari. Provo a trovare altre opere di Esther Meynell in librerie online portoghesi e straniere. Alcune, rare, costano molto; altre, pochi spiccioli.
Ma come si conosce un autore, un’autrice? Quanto valgono due date – nascita e morte –, alcuni titoli di libri? Navigo tra pagine materiali o virtuali, trovo resti di un’esistenza, solo alcuni segni dispersi.
Per quanto riguarda la Cronaca, i commenti sono unanimi: si tratta di un libro «fantastico». Charming, charmant, etc. L’aura delle letture equivocate, come se fosse un testo scritto dalla stessa Anna Magdalena, alimenta il mito e il desiderio. Ma di Esther Meynell saprò poco o niente. Google, il sogno faustiano della conoscenza ha ovvi limiti. Osservo a lungo la luminosità dello schermo, senza leggere. Apro allora la mia edizione: The Little Chronicle of Anna Magdalena Bach di Esther Meynell, pubblicata da Chapman & Hall Ltd. a Londra nel 1954. Si tratta, salvo errori, della sesta ristampa. La carta centrale è spessa, color seppia, gradevole al tatto. La copertina è dura, azzurro scuro; il titolo, il nome dell’autrice e le iniziali della casa editrice sembrano incise in oro sul dorso. E una bandella dalle tonalità castagno, celesti, bianche, graficamente poco interessanti, quasi si disfa: la carta fragile si sfoglia alle sommità. Sento tra le dita lo sfaldamento della carta, gli strappi che aumentano tra le lettere.
Leggo. È una narrazione in prima persona. Anna Magdalena, dopo la visita di un vecchio alunno di Johann Sebastian, decide di scrivere le sue memorie per ricordare il compianto marito, evocare la musica di Bach già caduta nell’oblio, e per una consolazione personale nella vecchiaia e miseria. Conosco le fonti delle informazioni: di sicuro l’imprescindibile studio dello storico Philipp Spitta, edito a Lipsia tra il 1873 e il 1880. Immagino a quali documenti del XVII e XVIII secolo si sia rivolta Esther Meynell: in ogni pagina della Piccola Cronaca posso intuire le pagine più datate che sono state riscritte e interpretate. Un piccolo gioco erudito, una stimolante ricerca di testi anteriori, sì, ma un gioco limitato. Non è questo ciò che cerco.

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Minuscole ruote dentate di un orologio da polso. Come ognuna segue il proprio movimento e trasmette la piccola forza alle altre, tutte precise. Avvicino gli occhi fino a che il gioco dei cerchi crea un paesaggio ampio. Nel cerchio di vetro, appannato, lo scompiglio del mio riflesso. E nel polso, il pulsare del mio sangue.
Piccolo disordine delle cose portate dalla tempesta. Tronchi di alberi sradicati, lisci; pezzi di spazzatura, fili, plastica, pezzi d’imballaggio.
Il vento, costante, su tutto. Tracce di voci abbandonate, e il vento.
Tracce di voci: lui ha detto, lasciami, non ti racconto nemmeno, una cena, vai al diavolo, non ti voglio vedere più, perché non hai detto, arriverò più tardi, adesso no, una bugia troppo grande, perché non hai detto che si fotta, perché non l’hai detto prima?
Il vento.
Mi ricordo di John Cage nella camera anecoica: spazio chiuso, isolato, privo di suono. Il silenzio artificiale. Ciò nonostante, lì, un mormorio quasi impercettibile: il pulsare del sangue.
Chiudere gli occhi, raccogliere la mescolanza di suoni, raccogliere il dolore. Il mondo non è anecoico.
Il battito esatto di tutti i rumori del mondo. La parabola: nel disordine quale ordine cercare?
Bob von Asperen, in un’intervista: «Un’esecuzione musicale si sperimenta. Nelle buone interpretazioni l’ascoltatore ha la tendenza a partecipare. Questa tendenza ha una entità fisica. È stato constatato scientificamente: quando si ascolta un canto, la gola cerca di imitarlo. È una reazione del corpo. L’ascoltatore sente che qualcosa danza nella propria interiorità».
Il corpo imita il disordine e la minaccia del mondo. Io leggo, sottolineo, prendo appunti.

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Pedro Eiras – Bach
Ringraziamo Il ramo e la foglia per la concessione.