Angelo Calvisi – Mattoncini

Angelo Calvisi Mattoncini recensione

In una bizzarra trilogia, Angelo Calvisi ci mostra come realtà e identità siano più oblique di quello che immaginiamo

Me lo ricordo Prince of Persia, ci giocavo, stesso dischetto, stesso computer probabilmente. E chi non ha mai sognato di essere il protagonista di un videogioco? Solo che il personaggio della prima parte di Mattoncini di Angelo Calvisi è proprio il principe stesso. O forse no?

Forse è solo un paziente? Un paziente di quel stesso manicomio che vede il nostro geometra investigatore nella terza parte? O dove probabilmente sono tutti e tre i protagonisti rinchiusi e trovano solo un modo per fuggire dalla loro realtà, creandone una che forse non avrà tutte le regole della fisica e del buon vivere a posto, ma di sicuro è molto più avvincente. E dolorosa.

Angelo Calvisi in Mattoncini, una trilogia di romanzi edita da pièdimosca, utilizza un linguaggio sconnesso, non sempre lineare, illusorio eppure sempre comprensibile per descrivere tre storie e tre uomini ai margini. In bilico tra follia e vita quotidiana, tra dilemmi filosofici e pura avventura, e tra il bisogno di amare ed essere compresi.

E le avventure dentro descritte sembrano a volte un videogame appunto, a volte sembrano semplice poesia, altre ancora tutto si mescola per creare qualcosa di innovativo come forse solo qui sta ai margini riesce a fare. Allo stesso tempo si fondono i personaggi e le loro storie, e noi, al di fuori, nella nostra realtà, non possiamo che gettare un’occhiata dentro la loro psiche.

Ma sempre con delicatezza, Calvisi mostra debolezze e paure di chi appunto vive al di fuori della nostra realtà, ma non per questo non merita di essere ascoltato. Non manca ovviamente il divertimento, l’ironia, il surreale. Insomma, attraverso questi occhi obliqui, non sempre lucidi si può dar vita a un’avventura incredibile.

Stefania Grosso