Un diario, un registratore e due vite a pezzi: Canta ancora, ragazza ci immerge in un ospedale psichiatrico di Londra
Dove niente è come sembra, verrebbe da dire. Sì, è vero, Gloria cantava a squarciagola in piena notte e ha tirato un pugno a un poliziotto, mentre Merle sente le voci. Ma in fondo, chi determina cosa ci serve per guarire, per affrontare le ferite che abbiamo nel cuore?
Se lo chiede Gloria, che dopo un lutto in cui la vita si è rovesciata, registra i suoi pensieri e la sua vita dentro il Reparto C. Se lo inizierà a chiedere Merle, la giovane nuova paziente dell’ospedale, che sente le voci ed è in fuga da un passato pesante.
Ed è attraverso questi due punti di vista, alternati, che ci immergiamo dentro l’ospedale, i suoi pazienti e soprattutto le vite e i dolori delle due protagoniste. Ci sono molti spunti dentro questo romanzo di Jacqueline Roy, edito da Giulio Perrone Editore, a partire ovviamente da cosa definisce la malattia mentale. Ma c’è anche una critica alla società londinese degli anni ’90 (ma che si può applicare ancor’oggi): il colore della pelle, la provenienza fa la differenza, così come l’orientamento sessuale. Non è un romanzo in cui questi temi prendono il sopravvento, ma il razzismo si mescola ai vari dolori e ferite che Gloria e Merle devono affrontare.
E mentre scavano entrambe nel proprio passato, tra ricordi veri e allucinazioni, tra tentativi di fuga bizzarri e relazioni con gli altri pazienti altrettanto particolari, la vita delle due donne si dipana davanti ai nostri occhi, colpendoci dentro, nel cuore, facendo sorgere le stesse domande che si pongono loro: chi può decidere della nostra vita?
Amatissimo anche da Bernardine Evaristo, che cura la prefazione di questa edizione, Canta ancora, ragazza di Jacqueline Roy è un romanzo dallo stile incalzante, che insinua dubbi e lascia il lettore davanti alla speranza che tutti possano riprendere in mano il proprio destino.
Stefania Grosso