Martine Desjardins – Medusa

Martine Desjardins Medusa Recensione

Misoginia, femminilità e vergogna del corpo: tutto si mescola nel romanzo gotico di Martine Desjardins, Medusa

Autrice canadese con all’attivo diversi romanzi, con Medusa, edito da Alter Ego, Martine Desjardins si cimenta in un’opera che mescola elementi della tradizione gotica ottocentesca a un linguaggio sperimentale che impregna il lettore della vergogna e del senso di malessere che prova la protagonista.

Protagonista senza un nome proprio, che conosciamo solo con Medusa, così chiamata dalle sorelle a causa della deformità dei suoi occhi. Deformità che non conosceremo mai completamente, in quanto Desjardins non le descrive e Medusa – con una grande abilità dell’autrice – affibbierà sempre un nome diverso ai suoi occhi: Orrori, Avversioni, Incubi… e così via. Vittima della solitudine e della mancanza d’affetto, Medusa verrà rinchiusa in un istituto in cui conoscerà le debolezze, la cattiveria, la misoginia di cui l’uomo è capace. Ma allo stesso tempo la sua sete di libertà e il suo potere non si fermeranno e continueranno anzi a crescere come aumenta il potere delle sue Bestialità. Fino all’inevitabile scontro/amore con Perseo e la mascolinità.

Senza ovviamente svelare altro della trama di questo avvincente romanzo, è invece fondamentale soffermarsi su come Desjardins condensa il rapporto con la deformità/disabilità e la femminilità, e come entrambe vengano viste come una sovversione allo status quo da parte della società patriarcale. Fin dai tempi del mito, passando poi per rivisitazioni e riscritture, Medusa spaventa, sovverte, mette a nudo le nostre certezze. E la protagonista del romanzo di Desjardins non è da meno, regalandoci una storia forte, indipendente e che trascende il personaggio stesso.

Stefania Grosso