Hassan Blasim – Il Cristo iracheno

Hassan Blasim Il Cristo iracheno recensione

In un Iraq tormentato i personaggi di Hassan Blasim cercano la salvezza e l’umanità

Lo scrittore e regista Hassan Blasim ritorna nelle nostre librerie sempre grazie a Utopia Editore, dopo il magistrale Allah 99. Ne Il Cristo iracheno veniamo travolti da una moltitudine di voci, da tutti i personaggi protagonisti di questi racconti, che però ricercano tutti una via di fuga.

Fuga dal dolore e dalle ferite di un paese in costante guerra, una fuga reale, fin nei paesi del nord (Blasim è da anni rifugiato in Finlandia), o fuga solo dalle proprie tragedie, attraverso corpi, morti, cecchini.

Nei racconti di Blasim reale e fantastico si mischiano, tant’è che troviamo racconti soprannaturali, da un potere assurdo come quello di far sparire (o riapparire coltelli), a un fantasma che vaga in un villaggio e cerca pace. Tutto però sembra reale, incastonato come un puzzle nella storia del loro paese, eternamente travagliato, pieni di ferite laceranti. Come sono gli stessi personaggi, lacerati.

Sembra non lasciare scampo questa spirale di violenza in cui ricadono tutti (e in questo e nell’assemblare “pezzi” ricorda Frankenstein in Baghdad di Ahmed Saadawi), anche chi fugge si ritrova a fare i conti con omicidi e violenza. Eppure, in fondo, dentro di tutti c’è una luce, forse data dalla capacità di raccontare, forse è data dal contatto con un umano che ci comprende, forse dall’istinto.

Hassan Blasim ha probabilmente trovato la sua salvezza nella letteratura stessa (citata e prodotta) nella capacità che ha l’immaginazione di affrontare il mondo, e sì, forse anche i traumi di una guerra. Ancora una volta, l’autore iracheno, è in grado di capovolgere le nostre aspettative e dar vita a un’esperienza di lettura unica.